Franco Castelli, Emilio Jona, Alberto Lovatto
AL ROMBO DEL CANNON Grande Guerra e Canto popolare
Neri Pozza Editore- Vicenza – 2018 – pp 832 con due CD allegati - € 60,00
…sian maledetti quei giovani studenti
che hanno studiato e la guerra han voluto
hanno gettato l’Italia nel lutto
per cento anni dolor sentirà
I cento anni dalla profezia contenuta nell’ultima strofa del celebre canto Addio padre e madre addio sono appena trascorsi, ma il ricordo della Prima Guerra mondiale, di quella tremenda carneficina che costò al nostro Paese quasi settecentomila morti e oltre un milione di feriti, è rimasto indelebile nella memoria collettiva.
La Grande Guerra si può considerare un vero e proprio rito di passaggio cruento e terribile verso la società di massa, verso la “modernità con i suoi nuovi strumenti di morte, un laboratorio di straordinarie trasformazioni sociali, culturali, antropologiche e linguistiche. Sei milioni di uomini mobilitati provenienti da tutte le regioni italiane, in gran parte illetterati, si trovarono a dover convivere per anni ammassati nelle trincee. Nel fango, tra i morti, i pidocchi, gli escrementi e le bombe si composero centinaia di canzoni che raccontavano il distacco dagli affetti, le battaglie, gli assalti alla baionetta, la morte, la fame, il freddo, le malattie, il lutto insieme al desiderio della pace, al ripudio della guerra e alla speranza di ritornare presto alle proprie case. Fu anche una guerra che ruppe i limitati confini linguistici e culturali, fece incontrare e dialogare popolazioni lontanissime l’una dalle altre e realizzò una prima reale unificazione nazionale dando vita a un italiano popolare comune.
Durante la guerra quindi si cantò molto e di tutto, Padre Agostino Gemelli nel 1917 scrisse un saggio sulla psicologia del soldato nel quale disse che ciò che i soldati italiani cantano è un “miscuglio di impeti generosi e di impulsi passionali, giudizi erronei e puerilità”. Gemelli esortava ad incoraggiare il canto patriottico per sradicare nel repertorio popolare certi argomenti sconvenienti e strofette denigratorie. Questo “suggerimento” si concretizzò nei canzonieri ufficiali contenenti inni patriottici colmi di retorica nazionalistica. Fu questo il repertorio attraverso il quale il Fascismo, a pochi anni dalla fine del conflitto, impose una veduta standardizzata e univoca degli avvenimenti bellici del 1915-18. Solo negli anni Sessanta del Novecento, grazie al lavoro di ricercatori e studiosi, cominciò a riemergere un corposo e vario repertorio di canti ricordati tra le classi popolari che davano una lettura ben diversa e spesso contrastante delle vicende di guerra.
Proprio tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta Emilio Jona, tra i fondatori del gruppo di “Cantaconache”, inizia a raccogliere documentazione sonora di canti popolari, seguito poco dopo da Franco Castelli e successivamente Alberto Lovatto. Negli anni la loro collaborazione ha prodotto almeno due libri fondamentali per lo studio dei repertori popolari: Senti le rane che cantano, canzoni e vissuti popolari della risaia e Le ciminiere non fanno più fumo, canti e memorie degli operai torinesi.
Con “Al rombo del cannon” grande guerra e canto popolare, un lungo e minuzioso lavoro di ricerca, documentazione, consultazione di numerosi archivi, confronti di materiale e pubblicazioni di storia orale, gli autori del libro affrontano in modo complessivo uno studio di ampio respiro storico, antropologico, sociologico e folklorico che permette una lettura e una sistematizzazione a tutto campo del materiale. Il libro di oltre ottocento pagine non vuole essere un canzoniere, non presenta solo i canti pro o “contro” la guerra, ma propone una panoramica nazionale e copre anche quell’area poco studiata, definita “patriottico popolare. Uno spazio tra canto volto a convalidare l’interpretazione ufficiale dei fatti e canti contestatari di chi la guerra l’ha subita.
Al rombo del cannon indaga tutti questi versanti della "guerra cantata" analizzandone le forme musicali, da quella epico-lirica, quella delle strofette satiriche, quella dei cantastorie e della canzone napoletana, passando poi al mondo delle formule e dei moduli canori, al repertorio del canto erotico e licenzioso e, infine, al canto in forma epistolare.
Il lavoro, molto accurato e ad ampio respiro, è diviso in sezioni a loro volta contenenti vari capitoli di approfondimento dei singoli canti presi in esame. Vengono proposte le diverse versioni raccolte, le possibili origini e anche il loro utilizzo successivo al periodo analizzato.
Tutti canti sono stati analizzati nelle loro complessità, da vari punti di vista. Emilio Jona si è occupato prevalentemente delle pubblicazioni sui canti della Grande Guerra a partire da quelli di Piero Jahier e Padre Gemelli, dei diari e delle memorie di guerra. Alberto Lovatto si è occupato del canto narrativo epico-lirico e le sue trasformazioni nel periodo bellico oltre al repertorio dei vari Corpi dell'Esercito. Franco Castelli, partendo da un suo vissuto famigliare, ha lavorato sulle strofette ironiche, le formule e moduli utilizzati per le canzoni, i canti del repertorio patriottico popolare e il versante delle canzoni” contro”. L’opera è corredata da due CD audio, contenenti 161 brani, che permettono l’ascolto di questi canti dalla voce dei testimoni diretti, si pensi a registrazioni degli anni Sessanta quando molti protagonisti della Grande Guerra erano ancora viventi, o restituiti dalla memoria di mogli, figli, nipoti che hanno appreso questi canti in diversi contesti ed ambienti. Illustrazioni d’epoca, frontespizi e copertine di libri, fogli volanti da cantastorie e rare fotografie completano e arricchiscono questo fondamentale lavoro sul canto di guerra, uno strumento di conoscenze e di analisi che permette a studiosi, ma anche a un pubblico di lettori interessati e curiosi, di meglio conoscere un così rilevante evento della nostra storia recente anche attraverso la “guerra cantata”.
Ottobre 2018
LINK DELLA TRASMISSIONE DI RADIO 3 FAHRENHEIT Incontro con: Emilio Jona, Franco Castelli e Alberto Lovatto,
AL ROMBO DEL CANNON Neri Pozza.
dal minuto 1.06,35 al minuto 1.32.00
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