Giovanni Artero
Luigi Repossi, vita di un operaio rivoluzionario
autorinediti - 2008 – pp.184 €15,00
Gianni Artero con questa biografia ci fa conoscere un personaggio che è stato molto importante per le vicende politiche e sindacali del nostro Paese nella prima parte del Novecento e che ha ricoperto importanti incarichi. L’autore ha la carrieristica di “sfogliare” le pagine della storia recente e di cercare figure che con la loro attività sono state spesso determinanti in particolari frangenti storici, ma scarsamente conosciuti, come Oddino Morgari, Raniero Panzieri, Costantino Lazzari, Antonio Oberti e altri. Quest’anno ha pubblicato una importante ricerca intitolata “Scorci di movimento operaio e socialista nel Milanese e in Brianza dalle biografie dei militanti” ultima in ordine di tempo di una serie di profili che, con lo stesso titolo, riguardano militanti di varie aree del nord Italia.
Anche Luigi Repossi, un nome poco conosciuto che merita di essere ricordato oltre che per la sua attività sindacale e politica, anche per i suoi scritti, alcuni dei quali riportati nel libro. Importantissimo è il duro e veemente discorso di denuncia contro il Fascismo e Mussolini tenuto alla Camera nel novembre 1924 in memoria di Giacomo Matteotti assassinato alcuni mesi prima. Repossi rievoca anche gli avvenimenti dei moti del pane del Maggio 1898 a Milano. Racconta la nascita del canto di Bandiera Rossa che riportiamo integralmente.
Nelle storie del socialismo milanese viene privilegiato il gruppo di intellettuali che faceva capo alla rivista Critica Sociale di Turati e Treves, anche se la maggioranza della sezione cittadina era costituita da autentici operai che hanno lasciato dietro di sé minor copia di documenti, ciò che rende difficile la ricostruzione delle loro vite. Su Luigi Repossi è oltretutto gravato un cono d'ombra dovuto da un lato alla partecipazione a una dissidenza dal comunismo, quella bordighiana, dall'altro la scarsa dimestichezza con la scrittura, comune alla sua classe in tempi in cui la quinta o addirittura la terza elementare era la soglia d'ingresso nel mondo del lavoro. Repossi rivendicò sempre la sua condizione di lavoratore manuale, come quando si definiva negli Annuari Parlamentari operaio tornitore di metallo, un atteggiamento orgoglioso di appartenenza di una classe, presente in strati operai professionalmente qualificati.
Tipica in questo senso l'espressione popolare che definiva i tornitori più abili in grado di fare i baffi a una mosca. Il suo impegno nell'organizzazione operaia di base, la FIOM e la Camera del lavoro di Milano, copre l'intero arco della sua militanza, con l'ovvia esclusione degli anni della dittatura, mentre quello politico fu più breve, indicativo di una precisa scelta.
Repossi nasce a Milano il 2 marzo 1882, era il secondo genito, con sei fratelli e tre sorelle, tutti operai tranne l'ultimo.
Una famiglia proletaria nel vero senso della parola, più diffusa nelle campagne ma non inconsueta in quegli anni nei quartieri popolari della città. Frequentò fino alla terza elementare e all'età di 12-13 anni cominciò a lavorare come manovale nelle fabbriche, e quando era disoccupato faceva l'imbonitore per i cinematografi in piazza, fece anche parte di una banda musicale che veniva chiamata El Tron de Diu.
Iniziò giovanissimo ad avvicinarsi all'attività sindacale e politica. A 16 anni partecipò ai moti di Milano nel 1898, arrestato venne condannato a tre mesi.
La scuola della vita gli aveva formato il carattere e la scarsa istruzione non lo condizionava, molto vicino alla sua gente, di cui rappresentava gli umori e per la quale era el Gin de Porta Cines , il Gino di porta Ticinese, popolare quartiere dove nacque ed abitò.
Nel 1900 si iscrive al Partito Socialista. Nel 1914 forma un gruppo che si oppone alla guerra, su una linea di netta intransigenza in contrasto sia ai riformisti di Turati sia al segretario nazionale Costantino Lazzari, quello di “né aderire né sabotare”.
Eletto alla Camera nel 1919, 1921 e 1924, dedica le maggiori energie alla costruzione della Frazione Comunista che nel gennaio 1921 costituisce il Partito Comunista d'Italia e fa parte del Comitato Esecutivo, massimo organo del neonato partito composto da cinque membri, come responsabile sindacale. Gli altri sono Amadeo Bordiga, Bruno Fortichiari, Umberto Terracini e Raffaele Grieco.
Il Partito dopo l'assassino di Matteotti lo incarica a novembre di denunciare il regime in Parlamento con un discorso di fronte a 300 deputati fascisti che cercano di impedirgli di parlare, lo insultano e lo minacciano.
Nel 1930 viene espulso Partito per le sue posizioni antistaliniane.
Con la caduta del fascismo il 25 luglio 1943, dopo aver cercato di essere riammesso nel PCI decide di iscriversi al Partito Socialista.
E’membro della Consulta, in quanto ex deputato, dal settembre 1945 al marzo 1946, riprende l'attività alla Camera del Lavoro e alla FIOM.
Luigi Repossi fece tempo ad assistere alla denuncia dello stalinismo, con le rivelazioni contenute nel rapporto segreto letto al XX Congresso del Partito Comunista dell'Unione Sovietica nel febbraio 1956.
Colpito da paralisi è ricoverato all'Istituto per Anziani Palazzolo di Vimodrone, dove morì dopo pochi mesi di degenza ospedaliera il 4 febbraio 1957.
Il libro con dovizia di particolari ne ripercorre la vita da operaio ribelle, a dirigente e poi dissidente comunista attraverso la prima metà del Novecento. Completano il lavoro su Repossi antologie di testi, articoli, lettere e scritti fino al secondo dopoguerra.
Come è nata Bandiera Rossa di Luigi Repossi
Articolo apparso su “Compagni” bimestrale di propaganda socialista nel 1920.
Bandiera Rossa, pur non avendo musica propria, non fu scritta né cantata per primi dai socialisti.
Il suo motivo è composito. Si tratta di versi, couplets che nei giorni di festa cantavano i repubblicani a Milano. Circa dieci o dodici anni or sono c’era a Milano una fanfara repubblicana e un circolo repubblicano intitolato “Maurizio Quadrio”.
Il circolo e la fanfara avevano però un passato glorioso e nel 1905 o 1906 inaugurarono il loro vessillo, un gagliardetto rosso con berretto frigio in mezzo a rami di edera, attorno al quale anche noi socialisti qualche volta facemmo a pugni con vula vula che ven el luf, molto usato per beffare la poliziottaglia di quel tempo. Ora ecco che verso il 1910 tale Boschetti Piero, operaio meccanico dello stabilimento Meani, musicante e suonatore di bombardino, quando detta fanfara si portava a fare qualche scampagnata, come si usava allora, o qualche serenata sotto i balconi, verso la fine suonava dei couplets e fra gli altri quello che divenne Bandiera rossa. La prima parte la credo sua, Avanti o popolo alla riscossa, quanto alla musica della seconda parte i vecchi milanesi se la devono ricordare, è un antichissimo ritornello milanese.
Ven chi Ninetta sotto l'umbrellin,
ven chi Ninetta, te farò un basin,
te farò un basin, ti donerò il mio cuor,
ven chi Ninetta che farem l'amor.
Un repubblicano credo certo Marzorati ne trovò le parole, e come si vede erano coerenti con queste altre, Bandiera rossa la si innalzerà, in quanto il loro vessillo era del più bel rosso fiammante.
Venne la lotta elettorale pro Amilcare Cipriani, 1886-88, e anche i repubblicani vi presero parte, ma alle parole Viva la Repubblica sostituirono Viva Cipriani. Il popolo le fece sue e tutta Milano proletaria, anche per la facilità di impararle, le ricantò. I socialisti, cambiarono l'ultima frase con Viva il Socialismo, ed ecco come risultato l'inno che ha fatto dimenticare il bellissimo Inno del Lavoratori di Turati.
Settembre 2024 2024
Altra versione di Bandiera Rossa pubblicata nel 1929 a Parigi sull'"Almanacco dell'Esule"
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