TIMISOARA PINTO
LAVORARE CON LENTEZZA
ENZO DEL RE IL CORPOFONISTA
Edizioni Squilibri - Roma - 2014
pp.304 – n.48 foto b/n e a colori + 2 CD - € 25,00
Il libro pubblicato nel settembre del 2014, con prefazione di Giovanna Marini, racconta la vita di Enzo del Re come interprete più autentico di una stagione di impegno civile nella quale le canzoni di lotta e di protesta animavano il sogno di una società diversa. Il suo stile e il suo linguaggio sono inconfondibili, e si potrebbero definire una sorta di dialogo cantato e ritmato attraverso il suo corpo. Lo schiocco della lingua e la percussione di sedie e valige, resero uniche e inimitabili le sue canzoni. La sua esperienza inizia nel 1958, alla Festa dell'Unità del suo paese, Mola di Bari. Autodidatta, prende alcune lezioni di piano, ma abbandona presto gli strumenti classici per passare alle percussioni di oggetti vari, con cui si accompagnerà durante tutta la sua carriera. L'uso della lingua per accompagnare le sue canzoni è iniziato per scherzo a scuola e la percussioni di oggetti di uso comune come sedie e valige si sono aggiunte successivamente. Tutto il suo corpo diventa strumento, infatti si autodefiniva "linguafono", proprio dal rumore prodotto dallo schiocco della lingua sul palato, modulato dalle aperture-chiusure della bocca. Nel ripercorrere la vita e le esperienze artistiche di Del Re, Temisoara Pinto descrive un mondo, un modo di vivere e di interpretare la realtà di quegli hanni che ha accomunato migliaia di persone, allora giovani, determinate a cambiare lo stato delle cose e dove Enzo Del Re era immerso completamente. La stagione del Nuovo Canzoniere Italiano, del Teatro Politico, dei circoli culturali “Ottobre”, l'impegno artistico e politico come esperienza totalizzante, gli incontri e le collaborazioni con attori, cantanti e musicisti, molti dei quali lo hanno ricordato nelle pagine del libro. Il volume contiene la discografia di Del Re e 48 immagini a colori e in bianco e nero dell'artista e delle locandine dei suoi spettacoli spettacoli. Alla presentazione del volume Lavorare con lentezza Enzo del Re il corpofonista il 16 novembre 2014 allo spazio Macao di Milano l'autrice Timisoara Pinto ha proposto il documentario Io e la mia sedia, che contiene anche il videoclip del brano Povera gente(brano del 1971, riguardante l'emigrazione e presentato al Premio Tenco). , integrandolo con ricordi e aneddoti dalla viva voce di coloro che lo hanno conosciuto e apprezzato come Enrico De Angelis del Club Tenco, e l'attore Massimo De Vita, regista e fondatore del Teatro Officina di Milano. Anche la Rivista Il Cantastorie sul n. 49(99)del gen/ giu 1995 ha pubblicato un suo importante scritto che riportiamo integralmente come momento di approfondimento sulla sua figura. In questo contributo Enzo Del Re risponde al questionario sulla funzione e attualità del cantastorie in otto domande. Si definisce un “banditore”, appartenente alla famiglia dei cantastorie e spiega il coerente rifiuto in blocco del sistema dell'industria discografica. Sempre“fuori dal motore” ma con radici profonde nelle tradizioni del suo paese a cui è sempre stato profondamente legato ebbe tuttavia un ruolo anticipatore verso la cultura giovanile e le nuove proposte musicali. I due cd che accompagnano il volume riportano i suoi brani più famosi come Il banditore, Avola, Lavorare con lentezza, Tengo 'na voglia e fa niente, Povera gente, Tonino Miccichè e altri meno conosciuti, ma altrettanto significativi La fretta, La sopravvivenza, Il Superuomo , la 124, Comico, Scittrà, U cant d' navgant, L'organizzazione nuova, Maul,T'ador e t' ringrz, Mara Lueis, Si 'na goccia, E' bello il Meridione. Il secondo cd dal titolo Viva Del Re! Live, registrato a Mola di Bari il 22 agosto 2011, è un tributo alla sua memoria da parte di numerosi artisti : da Vinicio Capossela a Teresa De Sio, da Antonio Infantino a Faraualla, da Alessio Lega, ai Radicanto, dai Têtes de Bois a Tonino Zurlo,che hanno rivisitato alcuni dei suoi brani. I due filmati qui presentati sono stati realizzati durante la presentazione del volume il 16 novembre 2014 allo spazio occupato Macao nell'area dell'ex Macello all'Ortomercato a Milano e ampliano e integrano il panorama nel quale si inserisce il lavoro su Enzo del Re di Timisoara Pinto, autrice del libro.
Gennaio 2015
foto Archivio Etnomusicologico Giorgio Vezzani
INCHIESTA CANTASTORIE OGGI
Nel 1994 Giorgio Vezzani, direttore della Rivista il Cantastorie ha promosso una inchiesta, dedicata all'attualita della figura del cantastorie e dello spettacolo di piazza. Riportiamo le domande e le risposte di Enzo Del Re e pubblicate sulla Rivista Il Cantastorie n.49(99) anno 33 terza serie Gennaio - Giugno 1995.
1. ESISTONO ANCORA I CANTASTORIE E QUALE PUO' ESSERE LA LORO FUNZIONE?
I cantastorie esistono ancora. Io stesso sono iscritto all'A.I.CA., cioè Associazione Italiana Cantastorie, e tutti gli anni partecipo alla Sagra Nazionale Cantastorie. (…..). Voglio cominciare con una precisazione: io sono un banditore. I banditori appartengono alla famiglia dei cantastorie, ma se ne differenziano perchè promuovono un'idea e la portano avanti. Purtroppo la famiglia dei cantastorie è in via di estinzione visto che conta solo una ottantina di membri in tutta Italia e che dei circa quaranta iscritti all'A.I.CA. meno della metà sono in attività. Le nuove generazioni non fanno più questo mestiere. E' troppo difficile. Un giovane per diventare cantastorie non deve avere solo passione e talento, ma anche gli spazi per cantare. Nel Settentrione, soprattutto in Emilia Romagna, si può lavorare mentre qui al Sud no! Lì ci sono le Case del Popolo dove l'inverno è possibile tenere concerti. Qui è possibile lavorare solo d'estate e in luoghi aperti, ma d'inverno, arrivato il freddo bisogna emigrare. Da noi non ci sono circoli culturali disponibili ad osptare cantastorie, però anche i cantastorie sono cambiati: i giovani cantastorie non girano più come i vecchi cantastorie, i quali andavano di piazza in piazza, di mercato in mercato, di fiera in fiera, con i loro cartelloni raffiguranti le scene principali della ballata che stavano eseguendo. Oggi è tutto più difficile. Ci sono le radio, le televisioni commerciali le quali trasmettono notizie false e musiche di consumo e il cinema commerciale il quale produce e diffonde film di cassetta. Ci sono le grandi case discografiche che impongono sempre nuove mode musicali e la gente è intontita dai rumori, distratta dal traffico e dalla vita caotica. Perfino durante i mercati non è più possibile cantare perchè oramai gli imbonitori usano megafoni, microfoni di potentissime amplificazioni e altoparlanti e perciò la voce del cantastorie finisce con l'essere sommersa dalle loro voci. Non ci sono più spazi per noi qui nel meridione durante la stagione invernale. Nonostante tanti cambiamenti in peggio della situazione, però i (pochi) cantastorie ancora in attività continuano a cantare di amori sfortunati o di gesta eroiche o proppongono canzoni di lotta, a seconda della loro inclinazione. Io compongo ed eseguo canzoni di lotta,cioè ballate ispirate a persone che hanno creduto nella libertà e nella democrazia proletaria e che per questo0 sono morte come Giacomo Matteotti, Giuseppe Di Vagno, Mauro Rostagno, il giudice Livatino e il giudice Falcone, sua moglie e gli uomini della loro scorta, il giudice Borsellino ecc. o di situazioni nelle quali i valori nei quali io credo sono messi in pericolo.
E i valori nei quali credo sono quelli di sinistra, in particolare anarchici. In ogni mia ballata la mia visione politica è basilare. In “Scittrà” (la quale è la storia di un gatto nero perseguitato dalla gente a causa del suo colore), che è una canzone contro la superstizione, contro la stupidità umana, il punto di vista è politico, come nella ballata dedicata a Matteotti, il quale non era anarchico, ma era di sinistra perchè era antifascista, quantunque i temi tra Matteotti e Scittrà siano molto diversi tra loro.
La nostra funzione? Ha scritto Vito Pinto, cooperatore del mensile indipendente di Mola di Bari “Realtà nuove” : “Il più grande merito di Del Re e di pochi altri cantastorie è ancora quello di ispirarsi a vecchie storie o personaggi poco noti, destinati le une e gli altri ad essere dimenticati, ma che tuttavia possono ancora insegnarci qualcosa. Il grosso lavoro culturale dei cantastorie è proprio qui; nello scoprire e portare alla luce quei personaggi e quegli episodi attingendo alle fonti più disparate. Del Re è un uomo di biblioteca e frequenta spesso gli archivi. Va in giro per la provincia a cercare libri che a Mola è impossibile trovare, com'è successo per un libro del 1941, un libro di toponomastica pugliese scritto dal Colella. Un libro fondamentale per chi vuole conoscere la toponomastica pugliese. Tutte le fonti sono buone, perchè tutto ciò che può riguardare il suo lavoro gli interessa.
2. L'ANTICO REPERTORIO DEI CANTASTORIE AVEVA ANCHE LO SCOPO DI RACCONTARE E COMMENTARE I FATTI DI CRONACA. OGGI, CON LA GRANDE DIFFUSIONE DEI MASS MEDIA, QUAL'E' LA VALIDITA' E L'OMPORTANZA DEI COMPONIMENTI DEI CANTASTORIE?
La validità e l'importanza dei componimenti dei cantastorie sono di tipo artistico-musicale-vocale-strumentale da un lato e di tipo critico analitico sociologico-politico e culturale dall'altro.
3. COS'E' CAMBIATO NELLA REALTA' DELLA PIAZZA ?
Nella realtà della piazza è cambiata la dimensione sociale trasformata dai rumori dei motori, dei claxson, delle trombe, dalle sirene degli antifurti, dallo stridio delle gomme, dal traffico e dalla vita caotica i quali hanno cambiato in peggio i rapporti tra i cantastorie e lo spazio strutturale, fisico della piazza e peggiorando i rapporti tra i cantastorie e gli operatori di altre categorie, i quali rendono non solo difficilissimo, ma addirittura impossibile il lavoro dei cantastorie perchè oramai gli imbonitori sono sempre più arroganti come troppi commercianti e venditori occasionali i quali sono anti democratici e perciò maledicono i cantastorie e ogni volta è stata una battaglia non solo dura, ma addirittura durissima. Perciò vista l'impossibilità di continuare così i cantastorie non frequentano più le fiere borghesi, quindi i commercianti e i venditori fascisti, cioè in quelle fiere dove gli operatori non sono autoproduttori.
4. ESISTONO NUOVE FIGURE DELLO SPETTACOLO POPOLARE?
L'arte rinnova i popoli perciò le figure dello spettacolo popolare si rinnovano grazie alla creatività e alla capacità dell'arte di rinnovarsi, di rigenerarsi sempre e di rinnovare di conseguenza la mentalità della gente.
5. SE SI, POSSONO AVERE ATTINENZA CON LA TRADIZIONE?
Lo spettacolo popolare è un fatto tradizionale perché l'artista popolare è interessato a divertire il popolo. Le cose che cambiano sono i contenuti delle storie, dello spettacolo, i quali contenuti dando nuove idee alle storie rinnovano la mentalità della gente lasciando inalterato lo strumento culturale rappresentato dallo spettacolo popolare cioè di manifestazione artistica prodotta dal popolo rivolta, indirizzata al popolo il quale, quando è democratico, è sensibile allo spettacolo popolare, perchè lo riconosce come uno strumento della propria cultura.
6. C'E' ANCORA SPAZIO, OGGI, PER IL CANTASTORIE TRADIZIONALE?
Per il cantastorie tradizionale non c'è più spazio nelle fiere piene di commercianti, iscritti alla Confcommercio la quale è di destra e perciò purtroppo anti democratica. Però nuovi spazi sono nati ed essi rappresentano delle isole pedonali cioè delle strade e delle piazze dove agli automezzi è vietata la circolazione. I centri sociali autogestiti e le fiere dell'autogestione come quella che si terrà a Padova i giorni 7 8 9 10 settembre 1995. Quattro giorni per parlarsi, stringere rapporti, scambiarsi idee e progetti e cantare. Un appuntamento per tutti coloro che nella pratica dell'autogestione individuano l'ambito progettuale capace di aprire uno spazio nel quale l'effettualità nel qui e ora sia congiunta ad una inesausta tensione alla trasformazione sociale. Un occasione per gettare un ponte tra chi vive in una casa occupata e chi fa commercio equo e solidale, tra chi costruisce una comunità agricola e chi una scuola libertaria, tra quelli impegnati nell' autoproduzione di libri, di dischi, di musicassette, videocassette, ecc. e quanti han dato vita a federazioni municipali di base. Un luogo per continuare il percorso intrapreso ad Alessandria nella Fiera dell'Autogestione, nella quale si sono cominciate ad intessere quelle relazioni dirette senza le quali è impossibile realizzare una più solida rete di cooperazione e scambio e dalle quali un movimento per l'autogestione trae la linfa vitale.
7. E' INDISPENSABILE ESSERE COLLEGATI CON LA TRADIZIONE PER ESSERE CANTASTORIE OGGI?
Il cantastorie è un cantore popolare il quale scrive delle storie, le musica e le canta, perciò egli cantando è collegato automaticamente alla tradizione popolare. Lucio Battisti, il quale ha messo in musica l'elenco telefonico e lo canta non è un cantastorie perchè egli non canta nessuna storie, perciò Lucio Battisti è un cantautore e non un cantastorie. Egli è un cantante commerciale perciò non è una figura culturale perchè egli è purtroppo un banale, frivolo, superficiale paroliere il quale è bravo tecnicamente, ma privo di poesia contenutisticamente.
8. QUALI FIGURE DELL'ODIERNO SPETTACOLO POPOLARE POSSONO ESSERE ACCOSTATE ALLA FIGURA DEL CANTASTORIE TRADIZIONALE?
Tutte quelle figure popolari che raccontano delle storie vocalmente, mimicamente, coreograficamente, graficamente, cromaticamente ecc. possono essere accostate alla figura del cantastorie tradizionale finchè agiscono nella sfera dello spettacolo popolare.
Associazione Culturale Il Cantastorie on line
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