Tahar Ben Jelloun con Marco Alloni
I CANTASTORIE DI MARRAKECH
Dialogo sulle radici, l’identità migrante, il razzismo, l’impegno, la scrittura
Compagnia editoriale Aliberti- Reggio Emilia - 2022 pp.112 - €.10,90
www.aliberticompagniaeditoriale
Nella celebre Jemaa el-Fnaa, la grande piazza marocchina che domina la medina di Marrakech, ascoltatori attenti e semplici passanti da anni si raccolgono attorno ai cantastorie che rievocano vicenda passionali, magiche e misteriose. L’intervista dialogo del 2007 di Tahar Ben Jelloun con Marco Alloni sulle radici, l’identità migrante, il razzismo, l’impegno, la scrittura, mette al centro la figura dei cantastorie come depositari della identità del suo popolo. La piazza Jemaa el-Fnaa con i suoi portatori d’acqua, i venditori di vari generi merceologici, i coloratissimi banchetti di spezie, dice ben Jelloun, è tutt’altro che un luogo turistico, ma un ambiente fatto per marocchini. In origine attigua a questa magica piazza c’era la gare routiere, la stazione degli autobus, dove i contadini delle campagne circostanti venivano, fin dal mattino a vendere i loro prodotti e, verso sera, mentre aspettavano la corriera si fermavano ad ascoltare i cantastorie. Ebbene da allora fino ad oggi questi personaggi sono rimasti a popolare la piazza. Rara combinazione fra turismo di massa e tradizioni autentiche. E l’importanza di questi personaggi la si evince dall’interesse che in Marocco la gente dimostra nei loro confronti. Questa intervista di Marco Alloni a Tahar Ben Jelloun è avvenuta una quindicina di anni fa ma i temi conservano la loro attualità e forse oggi possiamo meglio focalizzarne l’importanza. Tahar Ben Jalloun divenuto famoso per il razzismo spiegato a mia figlia, (ed. Bompiani) bestseller del 2005, emigrato in Francia dopo una lunga detenzione come oppositore alla monarchia marocchina, ha iniziato come editorialista di Le Monde, scopre il cinema, lo studio sociologico e antropologico strettamente logato al fenomeno dell’emigrazione. Soprattutto a interessarlo è il razzismo interno alla Francia e diffuso in tutta Europa in cui l’Islam viene visto solo come fondamentalismo, contrapposto e conflittuale alla civiltà occidentale. In questa intervista emerge un Islam fortemente legato alle tradizioni, diverso e tollerante serbatoio e contenitore di antiche memorie popolari. Anche nelle parole di Jelloun, ancora una volta, la figura del cantastorie assume una importanza fondamentale nell’identità di un popolo e quelli della piazza Jemaa el-Fnaa di Marrakech sono i depositari più autentici di memoria, dei saperi e del patrimonio del passato, validi ancora oggi per offrire slancio verso la modernità.
Agosto 2022
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