ALESSANDRO PORTELLI
L'ORDINE E' GIA' STATO ESEGUITO Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria
Nuova edizione con CD audio a cura del Circolo Gianni Bossio
Donzelli Editore - Roma . 2012 - pp 462 - € 23,50
Alessandro Portelli è considerato tra i principali teorici della storia orale. Ha insegnato Letteratura angloamericana all’Università La Sapienza di Roma ed è presidente del Circolo Gianni Bosio, fondato a Roma nel 1972 a casa di Giovanna Marini. Sul sito www.circologiannibosio.it un avvincente racconto delle origini fino ai giorni nostri e la vasta attività dell’Archivio Sonoro intitolato a Franco Coggiola. Per i tipi della Donzelli ha pubblicato fra l’altro: Canoni americani (2004); Città di parole (2006); Storie orali (2007) e Acciai speciali (2008) e il recente Ribelle mai domata, canti racconti di antifascismo e resistenza, con allegati 2 CD. Il libro è stato presentato lo scorso 13 aprile a Milano https://www.rivistailcantastorie.it/ribelle-e-mai-domata/ L’ordine è già stato eseguito indaga sul significato e sulla memoria di uno dei capitoli più tragici della seconda guerra mondiale: l’attentato di Via Rasella e la strage delle Fosse Ardeatine a Roma. Protagonista assoluta del libro è la voce diretta dei portatori della memoria: duecento intervistati, di cinque generazioni, e di diversissima estrazione sociale e politica, compresi fascisti ed ex fascisti. Le vicende personali dei superstiti e dei protagonisti mostrano come tutti abbiano convissuto, e convivano ancora, con questa drammatica eredità. Quale memoria ha lasciato la strage nazista compiuta a Roma il 24 marzo 1944, come rappresaglia dell'attentato partigiano di via Rasella, in cui il giorno prima erano morti 33 tedeschi? E quale rapporto si può istituire tra il ricordo di quella strage e l'identità collettiva di un'intera città? Questi sono i grandi interrogativi a cui il lavoro fa riferimento rintracciandone le motivazioni nelle parole dei sopravvissuti. . L'eterogeneità sociale e politica delle 335 persone uccise fa delle Fosse Ardeatine un avvenimento emblematico, che lega insieme "tutte le storie" che appartengono alla città di Roma. A cadere sotto il piombo tedesco furono infatti generali e straccivendoli, operai e intellettuali, commercianti e artigiani, un prete e 75 ebrei; monarchici e azionisti, liberali e comunisti, ma anche persone prive di appartenenza politica. Ancora oggi, in modo singolare, le Fosse Ardeatine rappresentano un banco di prova della coscienza delle nuove generazioni. Raccolte da Alessandro Portelli, le voci di questo libro danno adito a una ricostruzione di grande respiro corale, che si struttura attorno all'elaborazione e alla fissazione di un linguaggio. Quella delle Fosse Ardeatine non è certo la peggiore delle stragi naziste. Ma è l’unica strage “metropolitana” avvenuta in Europa: perpetrata entro uno spazio urbano, la sola che nell’eterogeneità delle vittime riassuma tutta la complessa stratificazione di storie di una grande città. Per questo è così importante la tenuta di questo avvenimento sulla memoria e sull’identità fino a farsi narrazione: storia parlata e descritta a Roma dai suoi stessi cittadini. Inoltre la narrazione non finisce lì, come afferma Portelli, “perché le Fosse Ardeatine non fu l’unica e nemmeno l’ultima strage perpetrata dai nazisti nella città di Roma, ma furono precedute e seguite dai settantadue fucilati a Forte Bravetta, dai dieci fucilati a Pietralata il 23 ottobre, dalle dieci donne uccise al quartiere Ostiense per aver assalito un forno, dai quattordici massacrati alla Storta sulla via della fuga il 4 giugno, senza che fosse avvenuto a «giustificarli» nessun attentato partigiano”. Per non parlare delle deportazioni di massa, con le migliaia di morti che ne seguirono: duemila ebrei tra la razzia del 16 ottobre e i capillari arresti dei mesi seguenti; centinaia di carabinieri deportati; migliaia di rastrellati per le strade; settecento razziati e deportati dalla zona del Quadraro un mese prima della liberazione. E intorno c’era la guerra, i bombardamenti, la fame, i renitenti alla leva fascista nascosti, gli sfollati accampati, il coprifuoco. Ma la storia non si chiude lì, con l’ordine ricomposto dopo il massacro.
L’alibi della “colpa” dei partigiani esorcizza la presenza di queste persone che col solo esserci incrinano la tranquillità delle coscienze. Per ognuno di loro è stato difficile e penoso fare i conti sulle ragioni e sulle cause, le conclusioni cambiano da persona a persona. Lo stesso vale per i partigiani che presero parte all’attacco di via Rasella e ad altre azioni armate. “Il fatto di dare la morte, di distruggere, è una cosa che ti distrugge a te stesso, ogni volta un pezzetto ti leva”, dice la gappista Carla Capponi che vi ha partecipato (si veda l’autobiografia Con cuore di donna Ed. Il Saggiatore). Anche per loro, venire a termini con questa vicenda è stato un lavoro lungo e complesso, dagli esiti molteplici: dall’impegno per la memoria di alcuni al silenzio di altri, dalla milizia politica degli uni al lavoro professionale e intellettuale di altri. Numerose sentenze del dopoguerra qualificheranno l'attacco come legittimo atto di guerra. Le interviste sono state registrate da Alessandro Portelli tra il 1997 e il 1999 e contenute nel CD Audio allegato, in cui l'autore ha raccolto le voci dei testimoni intervistati per la stesura del libro e soprattutto per non dimenticare.
Aprile 2018
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