LABORATORIO MUSICALE “LE ORIGINI DEL RAP”
A cura di Pietro Ariotti
La globalizzazione di una ‘street culture’ come l’hiphop, ha dato modo ai giovani emarginati, ghettizzati ai vertici del sistema capitalistico, di riconoscersi nelle rime dei primi rapper americani del South Bronx degli anni ‘70. Una controcultura derivata dalla tradizione orale degli schiavi afroamericani, fatta di danze (breakdance), arti visive (graffiti), assoli e “loop” sul piatto del giradischi (scratch) e declamazioni cantate in metrica (rap), impregnata di soul, rhythm&blues, funk e jazz. Nel fenomeno italiano delle “posse” e delle “jam” hiphop, tra la fine degli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90, sboccia il seme di questa controcultura il cui punto di arrivo può essere rappresentato da SxM (1994) dei Sangue Misto, un disco ben radicato sia nei valori che nel sound afroamericano. Sensibilizzare i giovani sulle radici musicali di questa tradizione mi sembra più che doveroso, poiché essi più di tutti sono esposti al pericolo della deriva mediatica del rap televisivo, che spesso inneggia al consumo di sostanze stupefacenti, alla misoginia e alla violenza.
Il percorso didattico risalirà alle origini della cultura popolare orale, prima dell’avvento della tradizione scritta, focalizzandosi sull’argomento della poesia orale estemporanea, dagli aedi e rapsodi greci agli stornelli popolari improvvisati, passando per la cultura orale dei griot africani. Si risalirà agli aspetti improvvisativi, performativi e rituali della prassi esecutiva dell’Iliade e dell’Odissea, con esempi concreti musicati e “rappati”. Verranno analizzati e messi in discussione alcuni aspetti tecnici dell’improvvisazione poetica e più in generale musicale, con esempi estemporanei di musica jazz. Una delle possibili consegne per gli studenti sarà quella di declamare una poesia sopra una musica scelta a piacere.
Qualora si intenda intraprendere un percorso più focalizzato sugli aspetti musicali, il laboratorio verterà su un approccio tipicamente africano alla musica, da me sperimentato con il griot del Mali Moustapha Dembélé, in un lavoro collettivo di incastri di ostinati ritmici e brevi riff melodici, per creare un tappeto sonoro su cui improvvisare. Ad esso aggiungerò alcuni miei gesti programmati di “conduction” a cui i ragazzi risponderanno in tempo reale. L’improvvisazione si strutturerà in alcune fasi di “breaks”, momenti di quattro quarti a testa in cui uno strumento solista si alterna al rap, e in alcune fasi di “call-and-response” tipica del “ring shout”, in cui sono alternate due battute di improvvisazione solista a due battute di una breve frase musicale collettiva reiterata.
Il lavoro sarà svolto in cerchio, mettendo in primo piano gli aspetti di danza, imprescindibili all'acquisizione del “groove”. Ci si concentrerà sulle forme di “scat singing” che hanno influenzato in maniera determinante il rap, e, facendo tesoro del supporto audiovisivo, si prenderà spunto da Dario Fo e dal suo uso del linguaggio onomatopeico del grammelot, per facilitare a tutti quanti la sperimentazione del freestyle rap (rap improvvisato), concentrandosi sull'intento emotivo (rabbia, gioia, tristezza, ecc…) della propria improvvisazione rap, senza dover badare alle parole. Il lavoro musicale pratico collettivo sarà spunto di riflessioni e digressioni sulle origini e la diffusione della cultura hiphop.
Il corso verterà su esperienze di attivazione delle capacità espressive dei partecipanti mediante la pratica dell’interazione musicale collettiva, focalizzata sull'ascolto e sul dialogo sonoro, nell'intento di elaborare un linguaggio comune per una improvvisazione di gruppo. La consapevolezza di poter comunicare attraverso il linguaggio musicale permetterà di canalizzare e lasciar fluire emozioni altrimenti difficilmente verbalizzabili, contribuendo al benessere psicofisico dei partecipanti. Il rap funzionerà come espediente per lavorare sul ritmo e sulla vocalità.
L’improvvisazione collettiva darà la possibilità di lavorare insieme sull'ascolto di determinati elementi che costruiranno un bagaglio comune per seguire una linea su cui muoversi improvvisando insieme: intensità (più piano possibile, intensità media, più forte possibile), altezza (suono più acuto possibile, altezza media, suono più grave possibile), timbro (cantato, cantato/parlato, cantato), densità (denso, rarefatto), andamento (lento, medio, rapido), ritmo (sincrono, asincrono). Il lavoro sull'ascolto degli altri sarà fondamentale: esso permetterà di confrontarsi e consapevolizzare proposte ritmico-melodiche diverse dalla propria, contribuendo dal punto di vista relazionale ad una maggiore empatia ed a un più attento ascolto del prossimo. La cultura hiphop, infatti può essere sintetizzata in tre concetti chiave: improvvisazione, “selfexpression” e rispetto. Il rispetto delle idee creative dei membri del gruppo sarà la base su cui lavorare improvvisando in funzione della libera espressione di ciascuno. Attraverso gli spunti riflessivi teorico/pratici del docente, i partecipanti acquisiranno una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità espressive musicali.
Il laboratorio può essere sintetizzato in pochi incontri (dai 2 ai 5, possibilmente da un’ora ciascuno), oppure essere svolto nell’arco di più incontri, in modo da far crescere progressivamente il collettivo. Potrebbe anche essere di un solo incontro oppure rimanere un appuntamento settimanale durante tutto il periodo scolastico aperto agli allievi interessati di tutta la scuola. In questo caso la prospettiva è che esso diventi un punto di riferimento per i ragazzi, in modo da creare un gruppo di poeti/improvvisatori attivo sul territorio nella divulgazione dei veri valori della cultura hiphop: “peace, love, unity and having fun”.
Il costo del laboratorio sarà concordato in base ai chilometri di spostamento che dovrò effettuare per raggiungere la scuola.
Contatti:
Mail: pietro.ariotti@virgilio.it
Tel: 3771838406
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