Paola Barzan (a cura di)

MUSICHE TRADIZIONALI IN POLESINE

Le registrazioni di Sergio Liberovici (1968)

Squilibri – Roma – 2015 – pp. 342 –– 18 foto b/n- con 3 CD

€ 30,00

 

Sergio Liberovici (1930/1991) musicista, studioso di pedagogia e didattica della musica, compositore, autore di opere liriche, musiche di scena, canzoni, radiodrammi, etnomusicologo e ricercatore è stato uno dei più importanti protagonisti della scena culturale e musicale del secondo dopoguerra. Co- fondatore a Torino alla fine degli anni Cinquanta, insieme a Michele Luciano Straniero, di “Cantacronache”, movimento che ha segnato la nascita della canzone d’autore in Italia, Liberovici ha condotto numerose campagne di ricerca sull’oralità contadina e operaia in varie zone della penisola. Tra il 2005 e il 2008 sono stati pubblicati da Donzelli due volumi curati da Franco Castelli, Alberto Lovatto ed Emilio Jona che contengono anche moltissimo materiale raccolto da Liberovici e le sue trascrizioni musicali: Senti le rane che cantano e Le ciminiere non fanno più fumo.

A quasi venticinque anni dalla sua scomparsa grazie alla Squilibri, in collaborazione con l’Associazione Culturale Minelliana e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo viene pubblicato questo volume che raccoglie le registrazioni di Liberovici nel Polesine nel 1968, un documento di fondamentale importanza per la conoscenza della cultura musicale di questa zona geografica.

Il lavoro è curato da Paola Barzan, insegnante di etnomusicologia all’Università di Padova e contiene i saggi di Febo Guizzi, Flavio Giacchero, Polo Rigoni, Chiara Crepaldi e della stessa Barzan.

Diviso nelle tre isole di Polesine Camerini, Ca Venier e Donzella, il territorio si profilava come un mondo arretrato ed arcaico, tanto nelle condizioni di vita, come nella coscienza di classe: tutti vivevano promiscuamente di attività integrate, per cui era difficile separare gli ambiti economici e le appartenenze sociali; ognuno gravitava attorno a gruppi di case aggrappate agli argini e incombenti sull’acqua. Nell’intento di comprendere una realtà sociale e culturale così frammentata, Liberovici, arrivato nel Delta del Po nell’aprile 1968, raccoglie una pluralità di voci e suoni che animano un vivace spaccato del Polesine alla fine degli anni Sessanta. Sono oltre duecento i documenti, conservati nella Raccolta 117 degli Archivi di Etnomusicologia della Accademia di Santa Cecilia di Roma, tra i quali diversi brani cantati da ex mondine, canti d’osteria, cori spontanei. In particolare emerge la voce di Angela Binatti, depositaria di un vasto repertorio di brani di diversa provenienza — dalle ballate dei cantastorie alle villotte venete — assimilati tramite cifre stilistiche e modi performativi appresi nell’ambiente familiare.                                                                

Queste diverse tradizioni musicali son ben documentate nei 3 CD allegati al libro, un’accurata selezione di brani con trascrizioni musicali e relativi testi.

Novembre 2015