Il giorno 23 dicembre 2014 a Bologna in via Indipendenza angolo via Irnerio alle è stata intitolata una targa dedicata al cantastorie
Piazza Marino, il poeta contadino.
Un doveroso omaggio al grande cantastorie. La targa è posta vicino alla Montagnola, luogo che per buona parte del Novecento lo vide protagonista di innumerevoli "treppi" con le sue ballate e le sue zirudelle
UNA TARGA IN RICORDO DI MARINO PIAZZA
Il 23 dicembre 2014, nelle adiacenze del mercato bolognese di Piazza VIII Agosto (la “Piazzola”), è stata scoperta una targa in ricordo del cantastorie Marino Piazza, ovvero “Piazza Marino, il poeta contadino”, secondo una sua felice autodefinizione. L’iniziativa è stata promossa dal Comune di Bologna in collaborazione con Giuliano e Alessandro Piazza (figli dell’artista), l’Associazione Culturale Dialettale “L’Archiginèsi” e la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Alla pubblica cerimonia hanno partecipato varie autorità istituzionali tra cui l’Assessore Matteo Lepore (Coordinatore degli Eventi Cittadini), Simona Lembi (Presidente del Consiglio comunale), Milena Naldi (Presidente del Quartiere San Vitale) e Marco Piazza (Consigliere comunale e nipote del cantastorie). Sono inoltre intervenuti Alessandro Piazza (figlio del cantastorie), Rosanna Stagni (Presidente dell’Associazione “L’Archiginèsi”), Gian Paolo Borghi (rappresentante dell’Associazione Italiana Cantastorie “Lorenzo De Antiquis”), il Coro “Gli amici di Quinto” (diretto da Giuliano Piazza, assente per problemi di salute) e il cantastorie Giuliano Gamberini, partner di Giuliano Piazza, che ha eseguito canti e “zirudelle” (poesie dialettali a rima baciata) facenti parte del grande patrimonio culturale di Marino Piazza, considerato uno dei “maestri” dei cantastorie attivi nel ’900 in Italia Settentrionale e Centrale. La targa, opera dello scultore bolognese Franco Armieri, riproduce efficacemente l’artista con l’iscrizione “Piazza Marino/poeta contadino/Cantastorie/1909-1993/animò il mercato della Piazzola” e l’elenco dei promotori.
Vincitore del Trofeo “Trovatore d’Italia” nel 1970, Piazza aveva iniziato l’attività cantastoriale a sedici anni seguendo le orme del poeta popolare modenese Emilio Uguzzoni. Il successo incontrato nelle sue prime esibizioni lo convinse ad iniziare professionalmente l’attività che lo condusse, per decenni, a frequentare con successo fiere e mercati emiliani, romagnoli e marchigiani, supportato da diversi colleghi tra i quali Adelmo Boldrini, Lorenzo De Antiquis, Antonio Scandellari, Vincenzo Magnifico, Mario Bruzzi e Giuseppe Dian. Il suo modo di esprimersi improvvisando in rima baciata lo rese celebre al pari della recita delle sue “zirudelle”, ispirate alle più diverse situazioni (cronaca, satira, storie più o meno boccaccesche ecc.). Autore di centinaia di testi, i suoi repertori non si limitarono alle “zirudelle” ma spaziarono dalla canzone ai “fatti” di cronaca, dalla satira socio-politica alla parodia. Ispiratore, nel 1947, dell’”Associazione Italiana Cantastorie” (con Lorenzo De Antiquis, Giuseppe Dian, Lino Pedacchia, Vincenzo Magnifico, Giovanni Parenti e Alfredo Silvagni), ricoprì per anni vari incarichi nel sodalizio, tra cui quelli di tesoriere e di responsabile della sezione emiliano-romagnola. Un numero rilevante di testi suoi e di altri cantastorie fu stampato su fogli volanti, opuscoli e canzonieri, dei quali cui fu pure editore e distributore. Le difficoltà del mestiere lo indussero, negli anni ’60, a trasformarsi in venditore ambulante e a modificare l’attività tradizionale scegliendo di esibirsi sul palcoscenico in occasione di feste popolari, sagre e manifestazioni culturali. Ideò il gruppo “Gli Allegri Cantastorie” (con Antonio Scandellari, Adelmo e Dina Boldrini, Gianni Molinari); in quegli stessi anni si indirizzò anche alla produzione di dischi con la sua casa discografica “Italvox”, tuttora esistente e diretta dal figlio Giuliano. Fino a pochi anni dalla sua scomparsa ha continuato a condurre, con il figlio Alessandro, una appassionata e frenetica attività nei mercati emiliani e romagnoli vendendo sia oggetti vari (chincaglieria, lame da barba, cinture ecc.) sia la sua più recente produzione artistica incisa su dischi e musicassette e stampata in libretti, anche in collaborazione con la rivista “Il Cantastorie”. Dal 1979 aveva iniziato ad editare il “Lunario Bolognese”, tuttora proseguito da Giuliano Piazza, che ha peraltro raccolto in toto l’importante e variegata eredità artistica del padre.
Gian Paolo Borghi
MARINO PIAZZA ( 1909 -1993)
“Piazza- Marino, il poeta contadino” decano dei cantastorie italiani, ci ha lasciati lo scorso 8 luglio all'età di 84 anni. Il mondo popolare bolognese ( era nato a Bazzano nel 1909) e padano deve a questo rapsodo delle campagne oltre sessant'anni di attività, in versi (spesso dialettali) e/o in musica, ai mercati, alle fiere e, in tempi a noi più vicini, in occasione di feste popolari o di incontri culturali. Le sue “zirudelle” ( e sono state veramente centinaia e centinaia), i suoi “fatti” di cronaca ( citiamo, tra gli altri, i testi dedicati a Rina Fort, all'attentato a Togliatti, alla tragedia di Superga e nella miniera di Marcinelle) le sue canzoni e il suo parlare in rima baciata sono pure confluiti nella tradizione orale della Padania e ancora oggi sono parte integrante del patrimonio dei superstiti portatori della cultura contadina. La nostra rivista ricorda con commozione l'amico scomparso apportando ricordi e testimonianze assai lontane dai consueti “coccodrilli” giornalistici. Per far comprendere lo stato d'animo del mondo popolare emiliano riportiamo due scritti pervenuti alla Vice Presidenza della Associazione Italiana Cantastorie ( Marino Piazza fu socio fondatore, nel 1947, di questo sodalizio): si tratta di gue lettere provenienti dalla montagna bolognese ( rispettivamente da Sassomolare di Castel d'Aiano e da Riola di Vergato9. Nella prima Argenide Pedroni, memorialista di origine contadina, fa soprattutto riferimento alle presenze di Piazza ai mercati e alle fiere di Montese (MO). Nella seconda, Armando Mezzini, stornellatore della Valle del Reno ( saltuariamente collaborò con il cantore ambulante a qualche mercato di quel territorio), esprime considerazioni di varia natura attraverso una testimonianza che, a tratti, richiama vagamenteil parlare in rima dell'amico scoprarso.
g.p.b.
Veniva al mercato Montese
Voglio rammentare due righe sull'allegria che portava sulle piazze il cantastorie Marino Piazza. La gente faceva circolo e lui si metteva al centro e finita una zirudella o una canzoncina, faceva il giro con il cappello, non è che mettesse insieme molto, ma che aveva 1 soldo- due soldi glieli dava, ma i soldi erano rari, ma lui era di una simpatie e di un'allegria impagabile. Io lo ricordo che veniva al Mercato di Montese, un qualche lunedì, quando ero molto giovane, prima della guerra (io sono del '25). C'era anche nei nostri posti un cantastorie e quando arrivava il Signor Piazza, provò ad aggregarsi, ma non fece lega, non aveva la stoffa del povero Piazza. Questo Signore lo chiamavano col soprannome “Bombolo”, era di una magrezza impressionante, era venuto dalla Toscana ma morì che era ancora giovane. Il Piazza ha continuato a venire per tanti anni, alle sagre e alle fiere paesane lui era sempre presente.
Argenide Pedroni
Da Riola ricordiamo assieme
Ricordiamo assieme il cantastorie Piazza Marino mio collega e amico fedele, caro.
Quanta gente le resterà nel suo ricordo, con le sue spettacolari barzellette, rime e frasi, di tanto divertire. In tutta l'Emilia Romagna, nel suo calendario, le Fiere, i mercati e i mercatini, la sua bancarella in un cantoncino. Con i suoi instrumenti, l'ocarina e il clarino. La gente prima dell'ora ad aspettare. Arrivava sorridente con una barzelletta salutava quella gente. Loro “ taca Marino” facci una suonata col clarino”. In questi ultimi anni le diceva: “ Con il clarino non ce la faccio più, provo con l'ocarina a contentare la gioventù”. Ma con tutte le cose che lui sapeva fare prima, tutti gli anziani fortemente le battevano le mani. Con tutta simpatia, e sapeva fare, la gente non partiva senza comperare. Nel ritorno a casa: “Anche oggi è andata bene”. Sorridente curava i suoi instrumenti, un movimento ai suoi cappelli in testa, con un bell'atto: “Ora si fa un po' di festa”. Caro Marino Piazza da 60 anni ci conoscevamo. Amico caro e onesto, galantuomo. Hai guadagnato qualche soldino, nessuno ti potrà dire di male, perchè hai saputo guadagnare, hai lavorato come gli aguzzini; oggi che sei morto nessuno ti potrà dimenticare. Un ricordo a Vergato, mio paese, con la tua compagnia, la Boldrini e Giovanni Parenti. Con il divertimento che sapevate fare, la gente del mercato tutti vicini a voi ad ascoltare. Marino, aveva i suoi lunari da vendere. Sono arrivato io con le mie stornellate, chiamavo la gente a comperare, in pochi minuti hai sgomberato tutta la scorta. Suonavano con la sua compagnia e diceva i lunari sono andati tutti via, portiamo a casa i quattrini e con tanto piacere ringrazio l'amico Mezzini. Piazza Marino hai lasciato ricordi di ogni benme; ti ricordo nella giovinezza. Cantavi, suonavi e quante barzellette indovinerei. A ricordare te si passa il tempo e si può dimenticare il male. Carissimo, la storia è terminata, hai saputo fare una bella gara. Tu eri amico anche con nostro Signore Gesù Cristo. Anche lui ti verrà incontro con un sorriso e ti aprirà il cancello del paradiso. Arrivato tu verranno in tanti, suonerai il clarino e racconterai barzellette a tutti i Santi.
Armando Mezzini
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