MARCO CACCAMO
MILANO Le parole del dialetto dimenticate
Girovagando per gerghi, frammenti, ricordi, immagini e memoria. Repertorio commentario.
Edizioni Colibrì- Paderno Dugnano (Mi)- 2018 - pp.112 € 12
Questo libro, pubblicato nel 2006, è la naturale prosecuzione del precedente Milano il dialetto nelle parole dello stesso autore. Marco Caccamo si avvale dei termini dialettali in parte, appunto, dimenticati o poco in uso per raccontare aneddoti, frammenti di storie, luoghi e toponimi della metropoli lombarda. Un tentativo di tessere una trama di ricordi tra memoria e presente che non vuole offrire uno sguardo rivolto unicamente al passato.
226 parole raccolte nel libro che viaggia tra canzoni, immagini, ricordi e contemporaneità che si intreccia con il passato di quel borgo diventato città e poi metropoli. Dalla A di abaìn, abbaino, all’ultimo piano delle case di edilizia popolare alla Z di zùcca dal doppio significato di frutto e testa dura, le parole e il gergo scorrono tra le pagine, tutti i termini sono descritti e commentati così che è possibile, almeno per chi ha anche solo una vaga conoscenza del dialetto milanese, riscoprire parole che evocano personaggi, situazioni di un non lontano passato: el lattèe (lattaio), el legnamè ( falegname) el balòss ( birbante), el cervellè ( salumiere), e poi ancora la madama ( polizia) el quàia ( portafoglio), el budin ( budino, ma anche il pollo da spennare nel gioco delle tre tavolette) e el burgh di furmagiatt il borgo dei venditori di formaggi a Porta Ticinese. Parte del libro è dedicata ad illustrare le Porte di Milano, sia quelle che ci sono ancora che quelle scomparse e rimaste solo come toponimo. Particolare attenzione è rivolta anche ai termini gergali utilizzati dalla piccola malavita, la “ligera”, che nel tempo si sono trasformati in gergo generazionale. Giovani che inventano nuove parole, una forma di lingua convenzionale propria di alcuni gruppi, che attraverso questo “codice” segnano la loro appartenenza e la loro diversità rispetto ad altri.
Scomparse le osterie, sostituite da birrerie, bistrot, paninoteche, ristoranti etnici ecc., Milano non trasforma, ma distrugge senza lasciare traccia del preesistente e l’importanza della memoria si fa ancora più forte, viva e profonda. Altri sono i luoghi di aggregazione dove però il dialetto è scomparso, ne rimangono dei “frammenti”, delle espressioni occasionali che lasciano solo intravedere il preesistente. All'opposto più i luoghi sono interessati dai mercati internazionali, dalla finanza e dai mass media globali e meno sono le possibilità di mantenete vivo il dialetto. Questo libro ci dice che c’è una storia di secoli, di scambi culturali con altri popoli attraverso migrazioni, invasioni, commerci, modi di produzione, scambi e contatti che hanno modificato e arricchito i dialetti locali e che è bene conoscere anche questo passato considerando un futuro fatto di accoglienza e inclusione.
Aprile 2018
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Il libro è stato presentato mercoledì 21 marzo 2018 al CSOA COX 18 a Milano, presente l’autore e con l’intervento musicale di Nadir Scartabelli
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