Ivana Monti, l’Ariosto e il Maggio a “L’Orecchio del Sabato"
In occasione del 540° anniversario della nascita di Ludovico Ariosto, Ivana Monti con la sua recitazione poetica, ha guidato il percorso tra i versi dell’”Orlando Furioso” e le quartine e le ottave del Maggio interpretate dai cantori della “Società del Maggio Costabonese”.
Il 29 marzo è iniziata la terza edizione de " L'orecchio del sabato”proposto dalla Biblioteca "A. Gentilucci" dell'Istituto Superiore di Studi Musicali "Peri - Merulo" di Reggio Emilia, nel consueto appuntamento del sabato alle 17,30.
"L'Orecchio del sabato", a cura di Monica Boni della Biblioteca “Gentilucci”, non è solo ascolto di opere musicali e vocali con esibizioni e virtuosismi di solisti, ma anche proposta di riflessioni, spesso intriganti e nuove, su differenti modi di conoscere la musica, come annunciava i programmi del 2012 ("Immagini del/dal suono") e dello scorso anno ("La musica tra oralità e scrittura: scambi, rapporti, contaminazioni") insieme ad eventi musicali dei quali sono protagonisti gli stessi studenti dell’Istituto.
A volte vengono proposti anche ascolti musicali che superano i confini del classico per
confrontarsi con la cultura popolare, in particolare con alcune forme dello spettacolo come
è stato l'anno scorso con gli interpreti del Maggio drammatico della montagna modenese, in un confronto con la musica colta di Sigismondo d'India su testi di Torquato Tasso, nell’interpretazione di Monica Piccinini (soprano) e Ioana Carauso (clavicembalo).
Quest'anno, in occasione del 540° anniversario della nascita di Ludovico Ariosto, è stato proposto un confronto tra la poesia delle ottave dell"Orlando Furioso"e quella delle quartine e delle ottave di uno degli autori del Maggio che hanno tratto ispirazione dalle vicende dei personaggi della letteratura cavalleresca dei secoli scorsi: Stefano Fioroni (1862-1940) di Costabona di Villa Minozzo, nonno di Romolo.
Le manifestazioni di benvenuto alla primavera, anche se oggi ridotte a piccole isole arcaiche, hanno notevole importanza nella storia della cultura del mondo popolare. Alcune di queste superstiti manifestazioni rituali si svolgono nel mese di maggio e si identificano in un corteo processionale: si tratta del Maggio lirico, sacro o profano a seconda delle sue finalità (offerte per ricordare i defunti o doni e cibi per una festa). Anticamente appartenevano a queste celebrazioni anche le rappresentazioni del Maggio drammatico che nel corso dei secoli hanno mantenuto solo una loro precisa caratteristica (propria anche delle sacre rappresentazioni) per proporsi come un vero e proprio spettacolo teatrale all'aperto. Oggi il teatro popolare del Maggio non è una banale rievocazione folkloristica, ma un’espressività popolare che mantiene la sua continuità e validità culturale grazie all’impegno di nuovi autori e interpreti e al consenso che trova presso il suo pubblico, in un territorio che, da sempre, è la sua sede naturale, collocato nell'Appennino tosco-emiliano.
Un tempo si era soliti considerare la stagione del Maggio limitata al periodo estivo, nella scenografia naturale delle radure tra i boschi o nella piazza del paese. E' certamente questa la sede ideale per il suo pubblico attento e fedele, che però ha visto anche la presenza e l’interesse, dopo la ripresa avvenuta nella metà del secolo scorso, da parte di studiosi, ricercatori e studenti per le loro tesi di laurea.
Nel 1966 l'Istituto De Martino svolse una ricerca sul Maggio tra le compagnie attive nelle province di Reggio Emilia e Modena, pubblicando un volume e due dischi. (1) In quell'occasione, Gianni Bosio considerò il Maggio una forma di teatro talmente radicato alla sua sede naturale da ritenere impossibile la sua esistenza in altri contesti. Una tesi opposta fu invece sostenuta da Alberto Maria Cirese in un convegno del 1978 (2) dove affermava che i maggi "non si possono conservare in vitro e fare delle riserve indiane: mettiamo un recinto intorno, loro continuano e noi da turisti andiamo a guardare".
Della stessa opinione erano anche Roberto Leydi e Diego Carpitella che introducendo il programma di sala dello spettacolo allestito nel 1967 al Teatro Lirico di Milano, "Sentite buona gente, rappresentazione di canti, balli e spettacoli popolari" affermavano: "E' un errore diffuso e grave pensare al patrimonio comunicativo del mondo popolare come a una manifestazione statica, affondata nella "notte dei tempi" e immobile secondo arcaici modelli. La comunicazione popolare è fatto dinamico, in continua trasformazione secondo un moto più o meno veloce. Ciò che conta è che le modificazioni (necessarie, anzi indispensabili per assicurare l'aderenza alla realtà che muta e garantire il consenso dei pubblico locale e quindi la sopravvivenza reale della tradizione come evento sempre contemporaneo) si determinano all'interno del contesto tradizionale, secondo scelte che si verificano nella mentalità, o meglio nella cultura, dei realizzatori e dei consumatori".
Queste intuizioni, espresse a poco meno di dieci anni dalla ripresa del Maggio hanno puntualmente trovato una verifica attraverso la storia di alcune compagnie, come quella di Costabona, che hanno proposto i loro spettacoli anche in occasione di rassegne teatrali, dove hanno potuto esprimere l'essenza del Maggio senza dover accettare compromessi o modifiche sostanziali dell'impianto scenico. Anche Romolo Fioroni fu favorevole a portare il Maggio in rassegne teatrali che sapessero ospitarne le rappresentazioni senza snaturarne la sua matrice originale. La presenza della compagnia costabonese in rassegne teatrali ha inizio nel 1973. (3)
La partecipazione al lavoro di documentazione e valorizzazione del Maggio svolto da Romolo Fioroni nel corso di tanti anni, mi ha permesso di pensare a una possibile affinità con l'opera lirica, nella sua versione concertistica. Gli avevo espresso il un mio desiderio di vedere un confronto tra un componimento maggistico e un'opera di Claudio Monteverdi, "Il combattimento di Tancredi e Clorinda", nella dimensione del "Maggio in forma di concerto", ma la sua scomparsa non ha permesso tutto questo. Recentemente avevo pensato che questa muova forma di spettacolo sarebbe stata gradita al pubblico dei “passionisti” per la possibilità di riascoltare quartine e ottave dei Maggi più famosi durante il periodo invernale, quando nei piccoli teatri di montagna un tempo si poteva assistere alle recite di commedie e farse dialettali. A dire il vero questa idea non ebbe nessun interesse nei maggerini che avrebbero dovuto esserne i protagonisti.
Ringrazio “L’Orecchio del Sabato”che quest’anno, proponendo la lettura ariostesca sulla base del saggio di Romolo Fioroni, “Filoni ariosteschi nel Maggio dell’Appennino” (4), scritto in occasione del 500° anniversario della nascita dell’Ariosto, rende omaggio a Romolo e a tutti gli amici di Costabona per la passione e l’impegno per la continuità del Maggio nella nostra montagna.
Quest'anno il confronto tra colto e popolare si è svolto in un contesto poetico, in occasione del 540° anniversario della nascita di Ludovico Ariosto, ed è stato anche un incontro di voci e di poeti. Le voci erano quelle di Ivana Monti, che ci ha guidato in questo viaggio attraverso i secoli e le ottave dell"Orlando Furioso", e quelle dei maggerini della “Società del Maggio Costabonese” che hanno interpretato alcuni brani del Maggio "Ginevra di Scozia" di Stefano Fioroni, nonno di Romolo. Sono intervenuti, a rappresentare i personaggi più importanti del componimento ispirato all’Ariosto, Daniele Monti (Ariodante e Rinaldo), Aurelio Corsini (Polinesso), Sauro Costi (Lurcanio), Lorenzo Fioroni (Re Carlo), Caterina Bonicelli Fioroni (Ginevra), Giuseppe Fioroni (Eremita), con l’accompagnamento musicale di Paolo Simonazzi (fisarmonica) ed Emanuele Reverberi (violino).
Ivana Monti attrice di teatro, della televisione e del cinema, ha sempre avuto, sin dall'inizio della sua carriera artistica, anche grande attenzione per la cultura del mondo popolare.
"Amo molto la terra, il suolo", aveva affermato Ivana Monti, incontrata a Milano (5), nei primi anni della sua carriera artistica, interprete del personaggio di Regan nel "Re Lear" di Shakespeare allestito da Giorgio Strehler al 'Piccolo Teatro". Infatti, nata a Milano da genitori reggiani, di Toano, è sempre stata molto legata alla sua terra emiliana: "Sono nata a Milano e l'amo molto perché la conosco bene, ma mi dico longobarda, perché non trovo che non ci sia nessuna distinzione tra Emilia e Lombardia, la considero tutta 'Longobardia', una langa grande senza confini".
Insieme agli insegnamenti della scuola di teatro di Strehler e all’esperienza nata dalla frequentazione quotidiana degli attori famosi di quei tempi durante gli allestimenti degli spettacoli, Ivana Monti ha saputo conservare il suo cuore montanaro, cioè il legame con la famiglia e la sua terra d'origine, con la presentazione dei Festival dei cori di Toano, che però non sì limitava a un anonimo elenco di nomi e canti, ma sapeva far rivivere lo spirito di quanti avevano partecipato alle ricerche delle antiche ballate che avevano portato alla formazione del Coro toanese alla fine degli anni ’60.
Insieme al vasto repertorio proposto in teatro, cinema e televisione, la carriera artistica di Ivana Monti comprende anche opere di grande impegno sociale come "Mia cara madre", nata nel 1997, replicata negli anni seguenti, in luoghi, situazioni e con interpreti diversi. Si tratta di uno spettacolo, di cui è autrice ed interprete, che nasce dal rispetto, dalla riconoscenza e dall'amore per la storia, le sofferenze e la cultura della terra della sua famiglia. Ivana Monti dà voce all'attualità dei sentimenti espressi nelle lettere degli emigranti e dei loro famigliari lasciati al paese d'origine. E' anche un intenso viaggio attraverso la cultura del mondo popolare che ancora oggi sopravvive.
In questi giorni Ivana Monti è impegnata in teatro con “Elephant Man”, un’opera tratta dal racconto omonimo di Frederick Treves, con Daniele Liotti, Deborah Caprioglio e Rosario Coppolino, per la regìa di Luigi Marinelli.
Giorgio Vezzani
Fotografie di Silvia Perucchetti (Biblioteca “Gentilucci”)
Note
1) Gianni Bosio, “I Maggi della Bismantova (1966). Scheda della campagna di ricerca in “I Maggi della Bismantova. Estate 1966. Strumenti lavoro/Archivi della comunicazione di massa e di classe, vol. 6, pp. 5-15
2) Convegno “Il Maggio drammatico nell’area Tosco – Emiiana”, Buti e Pisa, 23-28 maggio 1978.
3) Alcune rassegne di teatro con la presenza della compagnia di Costabona: “I giovani per i giovani”, Chieri (Torino), 1973; Torrechiara (Parma), “Festival Teatro Universitario”, 1973; stagione 1982-83, Parma, “Teatro Due”.
4) R. Fioroni, Filoni ariosteschi nel “Maggio” dell’Appennino, estratto dal “Bollettino Storico
Reggiano”, Reggio Emilia a. VII, Giugno 1974, Fascicolo n. 25.
IVANA MONTI
Nasce artisticamente al Piccolo Teatro di Milano con il grande regista Giorgio Strehler che la dirige
al suo debutto ne "I Giganti della Montagna” di Pirandello (1966) e nel "Re Lear" di Shakespeare (1972).
Attrice di teatro, cinema, televisione, sperimenta e approfondisce le varie espressioni teatrali, dalla Tragedia alla Commedia Brilllante, al Comico al Grottesco.
Lavora con i grandi Maestri del Comico: Eduardo De Filippo, Dario Fo, Franca Rame, Walter Chiari...
Riporta a grande successo la Commedia Brillante nel lungo sodalizio con Andrea Giordana e Giampiero Bianchi : "Tovaritch" di Devall (1986), "Due dozzine di rose scarlatte” di De Benedetti ... ma
anche "Tradimenti" di Pinter, regìa di Calenda.
Ancora di Pinter "Il ritorno a casa " con Bonacelli, regia De Monticelli (1999) e "Il calapranzi" con L.Costa (2008).
Porta in scena Autori contemporanei italiani : Testori, Manfridi, Puppa, Bassetti, Franco Branciaroli (“Lo zio”, 2005) PIA FONTANA (“Eclisse totale”, 2013) ma anche "Indovina chi viene a cena " di Rose con G.D'Angelo regia R.Gastaldi.
Collabora a lungo con il teatro Franco Parenti dove, per la regia di Andrée Ruth Shammah porta in scena Dacia Maraini (“La terza moglie di Mayer”), Massimo Sgorbani (“Le cose sottili nell’aria”, 2010), Antonio Tarantino (“Esequie solenni”, 2013),senza dimenticare il grande Goldoni del "Sior Todero brontolon" accanto a Eros Pagni (1999 - 2002).
Ritorna alla Tragedia a Siracusa come Clitemnestra in "Coefore" di Eschilo, regia di Pressburger (1996) e “Nei teatri di pietra ," come Ecuba in " Troiane" di Euripide, regìa di Magnano S.Lio (2010) e poi di Seneca, regìa G.Emiliani (2011- 12).
Dal 2010 è entrata a far parte della "Nuova Compagnia Molière " dell'attore - Impresario Rosario Coppolino, che ha creduto e portato a grande
successo le riscritture sceniche de "L’innocente" da D'Annunzio e di "Elephant Man " da F.Treves dell'Autore-regista Giancarlo Marinelli.
Partecipa a sceneggiati televisivi di successo, ultimi in ordine di tempo "Distretto di polizia" e "Storia di Laura" con Isabella Ferrari e "Incantesimo".
Nel 1996, alla scomparsa del marito, il grande giornalista Andrea Barbato, che le chiedeva di essere non solo attrice di repertorio ma anche "Testimone del suo tempo” ", Ivana Monti affronta la scrittura teatrale sotto forma di ricerca storica a profilo femminile con puntuale inserimento di canto popolare.
Preziosa testimonianza è oggi la sua trilogia: "Mia cara madre” (Storia d'Italia in lettere da una figlia alla madre, con canti popolari e di guerra,
dalla Grande Guerra alla Liberazione 1945"), “Maria Goia e il delitto Matteotti " ( Lotte sociali e avvento del fascismo 1878- 1924 con canti di
lavoro e di protesta), "Donne e musiche del Risorgimento " ( speranze e delusioni delle coraggiose donne italiane del Risorgimento, con musiche
operistiche e canto popolare).
Oggi si dedica con successo a nuove ricerche su Inquisizione e Processi di Stregoneria.
Nella sua storia, che continua ininterrottamente da oltre cinquant’anni, la compagnia costabonese ha rappresentato quattro volte il componimento di Stefano Fioroni: nel 1965, nel 1974-75 e nel 1988. In queste immagini ricordiamo i maggerini che nel corso degli hanno interpretato i personaggi principali “Ginevra di Scozia”: Ariodante, Ginevra, Lurcanio, Polinesso, Re Carlo, Rinaldo, Dalinda e quello dell’Eremita.
Arcchivio Giorgio Vezzani/ Il Cantastorie
Associazione Culturale Il Cantastorie on line
sede: Milano - viale Beatrice d'Este 39
CF.97929380158
mail asso.ilcantastorieonline@gmail.com