Gastone Pietrucci ( a cura di)
PRIGIONIERO DI GUERRA LAVALLE ANGELO
STAMLAGER XVIIIA
Ed. CTP Centro Tradizioni Popolari . Jesi-2015. pp.120 s.i.p.
Il libro edito dal CTP (Centro Tradizioni Popolari) è a cura da Gastone Pietrucci, del gruppo di Canto Popolare La Macina, che ha ricostruito la figura di Angelantonio Lavalle, classe 1916, di origine pugliese, vissuto a Chiaravalle (AN) il cui diario di prigionia è stato ritrovato dalle figlie, Giulia e Maria Antonietta, solo dopo la sua morte avvenuta nel 1994.
Il volume, presentato dallo scrittore filologo e critico letterario Massimo Raffaeli, ripercorre le vicende di un soldato italiano simili a quelle di migliaia di militari durante l'ultima guerra. Contiene il diario dell'allora trentenne Angelo con documenti, fotografie e missive risalenti al periodo bellico che le figlie hanno rinvenuto nella casa paterna come regalo postumo del loro caro genitore che in vita non ha mai voluto parlare di quei terribili momenti.
Dall'8 settembre 1943 Lavalle fu deportato presso l'Arbeitlager di Villacco, poco oltre il confine austriaco, in Stiria, dalle parti della città di Graaz, e gli venne assegnato il numero di matricola 40533.Rifiuta categoricamente la collaborazione con i nazisti che gli propongono di vestire la divisa da servo repubblichino nell'esercito di Salò, scegliendo di patire il lavoro coatto, la fame, il freddo e il rischio costante di essere passato per le armi. Nel memoriale di Angelo, probabilmente scritto dopo la Liberazione, sono fissati i suoi ricordi che ci restituiscono la terribile cadenza e il ritmo della giornata presso il lager: la sveglia al buio, il lavoro da schiavi, paura, inedia e, talvolta, la disperazione: tutto un mondo di sofferenza che non ha mai raccontato e che ha voluto affidare unicamente alle pagine del suo diario. Dolorosa effemeride che, come scrive Raffaelli, rappresenta un pegno sottaciuto d'amore, adempimento impellente di un dovere nei confronti delle persone a lui più care. E da oggi, senza peraltro averlo immaginato, egli restituisce anche a noi che siamo i suoi lettori postumi queste pagine intrise di dolore.
Il libro ha dato anche origine ad un Concerto-Spettacolo Finisco perché non ho più voglia di allungare, frase conclusiva di questo diario che La Macina, con la regia di Gastone Pietrucci, ha composto appositamente con l'intento di dare voce al lungo silenzio di Angelo Lavalle, prigioniero di guerra, che finalmente potrà narrare il suo calvario e ricostruire quello strappo esistenziale che intimamente con questo scritto ha voluto riparare.
Settembre 2016
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