Associazione Pro Ruscio
“Svegliate mente e tu cervello mio…”( N. Marchetti )
Sfida in ottava rima tra i poeti Alessio Runci, Pietro De Acutis, Pietro Casini e Stefano Prati
RUSCIO 18 AGOSTO 2019
Ruscio è posto a circa 800 metri slm, sul pianoro che si stende ai piedi di Monteleone di Spoleto. D’inverno conta un centinaio di abitanti, che si sono ridotti a un’ottantina dopo le vicende del terremoto dell’agosto 2016. In estate quadruplica le presenze. E’ diventato il luogo del cuore per centinaia di rusciani, i cui parenti si erano trasferiti a Roma dalla fine degli anni ’50 del Novecento, al tempo della fuga dalle campagne e dall’alta collina umbra.
Ruscio non è un paese per le vacanze, in cui si torna dalla Capitale perché qualcuno ci ha lasciato quattro mura, è una comunità mobilea cui si appartiene durante tutto l’anno, che resta miracolosamente coesa grazie anche alle moderne tecnologie della comunicazione. I rusciani hanno un sito e una pagina Facebook, oltre che un periodico cartaceo. “La Barrozza”, a cui collaborano i giovani di seconda e terza generazione. A cementare questo sentimento di appartenenza e a garantirne la continuità presso i figli e i nipoti di quelli che emigrarono, c’è la “Pro Ruscio”, un’associazione che ha come segreto la filosofia del fare.
In un recente passato hanno fatto la bonifica delle rive del fiume Corno che sfiora la sue mura; hanno fatto il campetto e il parco giochi per i più piccoli; hanno fatto una posta per i pellegrini del “Cammino di san Benedetto” rimettendo in piedi con il volontariato il vecchio asilo ormai inutilizzato; hanno fatto ricerca storica riportando alla luce e valorizzando i resti di una miniera di lignite e ricostruendo il tracciato del confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, una delle più imponenti opere di cartografia in Italia dell’era moderna.
I rusciani sono tuttavia gente di confine: la Dogana tra i due Stati preunitari era posta in un edificio nel cuore del paese, proprio sotto la chiesa; nel tempo hanno visto passare briganti e contrabbandieri, mercanti e pellegrini, ed eserciti di tutti i colori; Garibaldi temporeggiò lì per giorni con il suo Stato maggiore prima di puntare verso Roma. Aperti agli altri e fortemente legati alle loro tradizioni.
La festa dell’Addolorata, che cade la penultima domenica di agosto, è una di queste. In tale occasione è stata riproposta per la prima volta la pratica della tenzone tra poeti a braccio in ottava rima. Come noto, l’ottava (anche ottava toscana) è una strofa di otto endecasillabi rimati secondo lo schema ABABABCC, metro per eccellenza dei canti narrativi. Le tenzone ha una sua ritualità. Gli sfidanti si presentano attraverso un Saluto, poi il pubblico indica un tema del contenderee di lì inizia il contrasto.. Il pubblico partecipa sottolineando con l’applauso e grida di approvazione l’uno o l’altro dei contendenti.Una tradizione, quella del canto in ottava rima, storicamente ben documentata in Ruscio da uno straordinario Diario della Grande guerra composto nei primi anni ’20 dal fante Federico Vannozzi, che si articola in 110 stanze, pubblicato nel 2018 a cura di Valeria Reali
In una piazza gremita, quest’anno i temi principali di contrasto sono stati due: Vita di città e vita di montagna e Lo scapolo e l’ammogliato. Temi molto vicini al sentire comune, che hanno visto una forte partecipazione, anche emotiva.
Dino Renato Nardelli
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