Francesco Renda
SALVATORE GIULIANO una biografia storica
Postfazione di Rosario Mangiameli e saggio di Francesco Giuffrida.
Di Gerolamo editore – Trapani 2020 – pp. 144 € 12,00
A vent’anni dalla prima edizione viene ripubblicato per Di Gerolamo editore il libro di Francesco Renda su Salvatore Giuliano. Una “biografia storica”, recita il sottotitolo, del bandito di Montelepre che ad oggi risulta essere il personaggio italiano tra i più biografati, a partire dal celebre film di Franco Rosi del 1961.
L’autore, giovane oratore a Portella in quel tragico1° maggio 1947, fa notare come proprio il film, assieme ad altre opere di poesia, saggistica e storia, abbia indotto il Parlamento italiano ad approvare nel 1962 l’inchiesta parlamentare sul fenomeno della mafia in Sicilia: “È da quell’impegno, singolo e collettivo insieme, anche se con molta fatica e non senza difficoltà, è venuta una nuova maniera di intendere la mafia e quindi si è venuta a determinare una nuova sensibilità di cogliere la sostanza della storia”. Il film di Rosi blocca e delegittima ogni concessione alla retorica vittimistica e ad una rappresentazione eroica che si era diffusa tra la popolazione, non solo siciliana, una mitizzazione del bandito che lo descrive come un giovane travolto dalle circostanze avverse che deve darsi alla macchia, ma che ruba ai ricchi per dare ai poveri. Renda ricorda che alla banda di Giuliano sono addebitati oltre alla strage di Portella della Ginestra ben 430 omicidi. La vicenda di Salvatore Giuliano negli anni dal 1943 al 1952, puntualmente descritta e contestualizzata, nella sua essenza rimane uno dei tanti “misteri” della recente storia repubblicana, ma anche se in questo terzo millennio certamente non sarà sentita come in passato, rimane comunque radicata nella memoria collettiva. Il libro contiene anche una postfazione a questa nuova edizione di Rosario Mangiameli e un saggio di Francesco Giuffrida intitolato” Salvatore Giuliano: un mito cantato.
Giuffrida ripercorre con dovizia di particolari e citazioni, le diverse interpretazioni che nel tempo diedero i cantastorie sulla figura di Giuliano. Una prima opera, scritta due anni dopo la morte del bandito, di Salvatore Bella e Orazio Strano:” Turi Giulianu, re di briganti, vita, avventure e morte del celebre brigante di Montelepre”, dove gli autori sembrano; “accettare senza riserve il mito già esistente - perlomeno in una parte dell’opinione pubblica italiana- del bandito galantuomo, del Robin Hood siculo, che ruba ai ricchi per donare ai poveri”. Nel 1963 Ignazio Buttitta con “ La vera storia di Salvatore Giuliano”, pubblicata con una prefazione di Leonardo Sciascia, segnerà una svolta decisiva nel panorama del canto a diffusione popolare siciliano. Il poeta ricorda che non ci sono più banditi gentiluomini, briganti costretti dagli eventi o simpatici malandrini, ma ci sono degli assassini con un capobanda ai quali verranno accreditati oltre quattrocento omicidi! Successivamente altri cantastorie scriveranno le proprie canzoni su Giuliano e Portella della Ginestra, tra i tanti: Francesco Paparo, Vito Santangelo, Ciccio Busacca con diverse sensibilità e partecipazione ai fatti descritti. Nel concludere il suo saggio Giuffrida scrive di preoccupanti ritorni di mitizzazione che in tempi recenti sono presenti in quella che è la piazza virtuale della rete, dove si tenta di dare alla figura di Giuliano un aurea di eroe popolare e si può sentire cantare dal gruppo Del Sangre, riferiti al bandito, questi versi:” se nascessi ieri combatterei ancora , ancora per te, se nascessi ieri combatterei ancora, accanto a te” e poi “ la partita è aperta e il tuo sogno vivrà”
Si arriva a stravolgere la realtà e un assassino manovrato da forze politiche reazionarie, massacratore di contadini e di sindacalisti diventa un liberatore, un combattente per la libertà.
E allora ben venga il libro di Renda perché c’è ancora bisogno di conoscere, di capire, di riflettere e di decidere da che parte stare.
novembre 2020
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